Il cantare è di chi ama

Per chi canta in un coro parrocchiale o suona l’organo, per i seminaristi e i ministri ordinati – presbiteri e diaconi –, ma anche per chi ha il desiderio, da credente, di capire di più la grandezza dei Misteri che celebriamo, la Chiesa di Padova mette a disposizione una scuola dove poter frequentare corsi che consentono di acquisire tecniche musicali ai più vari livelli. È l’Istituto di canto e musica per la Liturgia “San Pio X”, sito nei locali della Parrocchia di Sant’Andrea, in centro a Padova.

Quest’anno le attività cominceranno sabato 4 ottobre, con l’open day della scuola, dalle ore 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30. Sarà possibile assistere alle lezioni, incontrare i maestri e la dirigenza, dialogare con gli allievi, scoprire il programma previsto per il 2025/26 e le proposte di stage intensivi. L’offerta è molto varia, proprio per andare incontro alle diverse esigenze, competenze e sensibilità, con moduli didattici per i principianti assoluti come per chi cerca un’alta specializzazione. Si va dallo studio del pianoforte e dell’organo, con la possibilità di lezioni anche individuali, al solfeggio per coristi, alla lettura della partitura per direttori di coro, alla preziosa arte della cantillazione del Salmo, alla teoria e storia della musica (in particolare liturgica). Viene data un’attenzione speciale al canto per eccellenza della Chiesa, il Gregoriano, ma non mancano corsi per chi ha bisogno di acquisire una dimestichezza di base con il latino liturgico o con la teologia e la storia della Liturgia. Gli studenti che vogliono invece assumere un impegno più organico possono intraprendere un itinerario articolato in tre anni (con un eventuale quarto, se c’è bisogno di una preparazione propedeutica), che si chiude con un esame davanti a una commissione didattica e il conseguimento di un diploma.

Di grande attualità è il nuovo corso che viene proposto per i Lettori parrocchiali, ministero che merita di essere promosso e valorizzato, soprattutto pensando al rinnovamento della nostra Chiesa in base alle indicazioni del Sinodo diocesano, con un coinvolgimento forte dei laici nell’agire ecclesiale. Il numero 101 dei praenotanda del Messale raccomanda che coloro che salgono all’ambone “siano adatti a svolgere questo compito e ben preparati, […] affinché i fedeli maturino nel loro cuore, ascoltando le letture divine, un soave e vivo amore alla sacra Scrittura”.

È sempre il Messale a ricordare, con parole perentorie e ispirate, l’importanza della musica nella celebrazione eucaristica: “I fedeli che si radunano nell’attesa della venuta del loro Signore sono esortati […] a cantare insieme salmi, inni e cantici spirituali (Cf. Col 3,16). Infatti il canto è segno della gioia del cuore (Cf. At 2,46). Perciò dice molto bene sant’Agostino: «Il cantare è proprio di chi ama», e già dall’antichità si formò il detto: «Chi canta bene, prega due volte».” [n. 39]. Poco oltre si precisa: “Anche se non è sempre necessario, per esempio nelle Messe feriali, cantare tutti i testi che per loro natura sono destinati al canto, si deve comunque fare in modo che non manchi il canto dei ministri e del popolo nelle celebrazioni domenicali e nelle feste di precetto.” [n. 40]. Il motivo è delicatamente umano. Abbiamo bisogno della bellezza e dell’arte per far sì che le nostre celebrazioni siano un anticipo della beatitudine che ci è stata promessa, ma anche per annunciare il Vangelo ai fratelli lontani, che spesso vengono presi dalla meraviglia e da un presagio di infinito quando entrano come semplici turisti in una chiesa e sentono le note dell’organo, o un coro che intona un inno a Maria di Lorenzo Perosi o in gregoriano, oppure un cantore che cantilla con vera competenza un Salmo. Dal punto di vista etico, la musica è anche una splendida palestra di fraternità: cantare o suonare insieme permette di vivere un’esperienza importante di accordo e armonia.

L’anno scorso è uscito un saggio di matrice sociologica con un titolo che era una provocazione: “La Messa è sbiadita”. Evitando di cedere alla pigrizia e al disincanto, dovremmo porci come obiettivo quello di smentirlo. Se rendiamo le Eucaristie domenicali sempre più palpitanti di carità e luminose di bellezza artistica, esse manterranno tutto il loro colore.

Francesco Cavagna

Vicedirettore Istituto di canto e musica per la Liturgia “San Pio X”

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