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Maggiore visibilità al battesimo

C’è stato un periodo non breve, fino a una ventina di anni fa, in cui i Battesimi venivano celebrati quasi solo nelle domeniche durante la Messa parrocchiale, per evidenziare la loro connessione teologica con l’Eucaristia, evocando l’unità dei tre sacramenti dell’Iniziazione cristiana (dove però la Cresima risultava sempre penalizzata), e sottolinearne la dimensione ecclesiale, per cui la persona che veniva unita al mistero pasquale del Signore Gesù era anche misticamente aggregata alla Chiesa, ne diventava membro. Oggi una simile prassi è in crisi, essendo diminuito considerevolmente il numero dei bambini da battezzare e cambiata la natura delle famiglie che li presentano, spesso prive di un rapporto stabile con la Chiesa, cosa che genera, nel rito, un grande imbarazzo, visto che padre e madre sono molto coinvolti anche fisicamente, attraverso gesti, dialoghi, risposte sollecitate dallo schema liturgico.

Per conservare la preziosa unità dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana e dare una visibilità maggiore alla grazia battesimale, varrebbe la pena destinare il Tempo di Pasqua all’innesto dei Battesimi nell’Eucaristia domenicale, adottando invece nel resto dell’anno altre modalità. Una proposta innovativa potrebbe essere quella di celebrare il Battesimo nel tardo pomeriggio del sabato, sostituendo la catechesi ordinaria dei bambini con la loro partecipazione al rito. Ecco che l’ecclesialità si renderebbe percepibile con forza immediata, in modo più efficace che tramite le mediazioni razionalistiche, etiche e pedagogiche, e i bambini sarebbero la Chiesa che accoglie festante, con il canto e l’innocenza, la famiglia che presenta il proprio figlio perché entri a far parte del Corpo di Cristo.

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Restituire centralità simbolica al fonte battesimale

Nelle chiese di San Giuseppe e di San Paolo a Padova, sulla parete a sinistra, non c’è un semplice altare laterale con il fonte battesimale, ma è stata edificata una struttura ottagonale con un’apertura sul soffitto da cui scende la luce dall’alto sulla vasca. Erano gli anni ’50-’60, in cui si meditavano i testi di Romano Guardini con la loro profonda teologia dello spazio liturgico, e, pur nell’ostentato razionalismo delle forme e nell’estemporaneità dei materiali, la ianua Ecclesiæ, la “porta d’ingresso nella Chiesa”, c’era e si mostrava in tutta la sua potenza di luogo di illuminazione, di rinascita pasquale.

Mentre chiediamo al Signore di irrobustire nella nostra Diocesi i carismi battesimali, sarebbe importante riprendere coscienza del fatto che una chiesa parrocchiale ha un proprio fonte, troppo spesso destinato a rimanere ai margini. Prendersene cura significherebbe non solo mantenerlo pulito e accessibile, ma restituirgli una centralità simbolica, liberandolo da riviste, cartelloni, foto dei bambini battezzati (che possono trovare una collocazione più adeguata in un altro spazio) e mostrando che ciò che lo impreziosisce è la luce, che può essere anche artificiale: un faretto che in modo “epicletico”, nella penombra della chiesa, lo mette in evidenza. E poi occorrerebbe trovare il modo di iconizzarlo con una tela del Battista, o anche dei murales del battesimo del Signore al Giordano o di una discesa dello Spirito Santo sulle acque. Fuori dal Tempo di Pasqua, dovrebbe avere accanto il candelabro con il cero pasquale e lì vicino andrebbe posto un piccolo forziere, con una porticina incassata nel muro, dove collocare i santi olii.

Il fonte andrebbe usato sempre quando si celebra il rito del Battesimo dei bambini e in quell’occasione lo si potrebbe valorizzare aprendolo – se ha un ciborio di copertura – e illuminandolo, o cingendo il perimetro della vasca con una delicata ghirlanda di fiori che evochino il giardino pasquale dove passeggiava il Risorto nel chiarore dell’alba.

Anna Valerio

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Valorizzare il carisma battesimale

Nel corso dell’anno liturgico, ci sono alcuni momenti, come la festa del Battesimo del Signore o la domenica in albis (II di Pasqua), che risultano particolarmente adatti a meditare la grazia del Battesimo. In questi giorni, sarebbe importante valorizzare il rito dell’aspersione all’inizio della Messa, oppure invitare la comunità a rinnovare le promesse battesimali, sostituendo al Credo la formula interrogativa. Segni semplici, ma capaci di riaccendere la consapevolezza del dono ricevuto, ricordando che ogni Eucaristia è un ritorno alla sorgente del nostro essere cristiani.

La memoria Baptysmi, “memoria del Battesimo”, che prende il posto dell’atto penitenziale, è molto in uso nel Tempo di Quaresima, con l’intenzione di sottolineare la dimensione della purificazione, ma di per sé non avrebbe questa valenza. Il rito chiede piuttosto di fare memoria della partecipazione al mistero pasquale, per cui le domeniche più indicate per prevederlo sarebbero quelle del Tempo di Pasqua.

Un’occasione preziosa per valorizzare il carisma battesimale del popolo di Dio è la preparazione della Preghiera dei fedeli. I parroci potrebbero individuare qualcuno che si incarichi di scrivere le litanie o le preghiere e si senta libero di spaziare oltre le formule predefinite dell’Orazionale. L’unica accortezza è che tenga presente il tempo liturgico, il Vangelo del giorno, le urgenze del mondo contemporaneo, le giornate mondiali stabilite dal Santo Padre, e consideri in modo accorato le gioie e i dolori dei fratelli, le fatiche e le necessità del prossimo, la realtà concreta, fatta di siccità e inondazioni, calamità e crimini, speranze e sete di giustizia. Ricordare queste intenzioni e trasformarle nella voce del Chiesa che invoca “Ascoltaci, Signore” è un modo esemplare di esercitare il sacerdozio comune di tutti i battezzati.

Per il testo in alto: “Io saluto nel sangue di Gesù Cristo questa Chiesa, che è mia gioia eterna e indefettibile, soprattutto se sono uniti tutti i suoi membri con il vescovo, con i presbiteri e con i diaconi, scelti secondo il pensiero di Gesù Cristo, e da lui resi forti e saldi, secondo la sua volontà, mediante il suo Santo Spirito.” Sant’Ignazio di Antiochia

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