Tutto il bello di animare la liturgia

La prima edizione della rassegna “Cori Parrocchiali Patavini”, tenutasi presso la Chiesa del SS. Salvatore a Camin, ha coinvolto undici cori parrocchiali della città di Padova e di alcune parrocchie vicine ed è stata un’occasione per notare quanti sono gli appassionati volontari che prestano servizio nella Liturgia. In media ogni coro era composto da venticinque/trenta elementi: in totale circa trecentocinquanta persone (tra cui parecchi giovani), che si sentono coinvolte nel rendere belle e partecipate le celebrazioni, dando nel concreto un esempio di splendida “ministerialità” laicale.

Imparare a cantare armoniosamente significa prima di tutto sapersi ascoltare l’un l’altro. Il coro, quindi, come l’orchestra, è espressione della dinamica più sana su cui può fondarsi la società: la conoscenza e il rispetto del prossimo, attraverso l’ascolto reciproco e la generosità nel mettere le proprie risorse migliori al servizio degli altri.

Straordinaria, nel corso dei tre giorni, è stata la varietà e la ricchezza dei canti e delle modalità di animazione delle Liturgie, anche se si corre il rischio che un’eccessiva varietà di autori e melodie si disperda in mille forme, piacevoli e accattivanti, ma non in grado di fare storia. Molti brani hanno un successo effimero e non durano più di una stagione.

Le nostre Liturgie normalmente partono con un canto d’inizio e terminano con un canto d’invio, celebrando una Parola e una Presenza che ci spinge quasi a vivere melodiosamente… Non è raro che io mi ritrovi, insieme ai coristi, a canticchiare anche fuori dalle celebrazioni motivi di canti liturgici, tanto certe musiche hanno la forza di plasmare la nostra stessa vita.

Don Ezio Sinigaglia