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Le conferenze del venerdì: i ministeri istituiti

Casa Diocesana di Spiritualità «La Madonnina»
Via Navigli, 27 – 30032, Fiesso D’Artico

 

 

Venerdì 10 gennaio 2025
Cardinale Roberto Repole, Arcivescovo di Torino
I ministeri istituiti per le Chiese che sono in Italia
→ Video dell’incontro

 

Venerdì 17 gennaio 2025
Professoressa Emanuela Buccioni, Docente di Nuovo Testamento presso ISSR della Toscana “Santa Caterina”
«Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto» (Es 24,7)
La Parola di Dio ispira ogni ministero nella Chiesa
→ Slide dell’incontro → Video dell’incontro

 

Venerdì 24 gennaio 2025
Reverendo Giuseppe Como, Vicario episcopale per l’educazione, la celebrazione della fede e la pastorale scolastica dell’Arcidiocesi di Milano
Discernimento e formazione per i ministeri istituiti.
L’esperienza della Chiesa di Milano

→ Relazione → Video dell’incontro

 

Venerdì 31 gennaio 2025
Cardinale Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
I ministeri istituiti. Come suscitarli e accompagnarli al tempo della Chiesa sinodale
→ Relazione → Video dell’incontro

 

 

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Celebrazione eucaristica con il Card. Roche

 

Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta
Piazza Duomo, 35139 Padova
Sabato 1 febbraio 2025, ore 10.00

Celebrazione Eucaristica
presiede il Cardinale Arthur Roche
Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Sono invitati tutti i partecipanti agli incontri di «Gennaio alla Liturgia» 2025
e i Ministri straordinari della Comunione

Iscrizioni parcheggio: Il sagrato della Basilica Cattedrale sarà a disposizione per il parcheggio di circa un centinaio di veicoli. Sarà data priorità alle persone anziane e con difficoltà a spostarsi. La prenotazione obbligatoria per il posto auto può essere richiesta scrivendo una mail a: iscrizioniliturgia@diocesipadova.it

 

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A vent'anni dal Rito del Matrimonio (2004)

Come la parrocchia celebra il matrimonio

In collaborazione con l’Ufficio diocesano di pastorale della Famiglia

 

Come la parrocchia celebra il Matrimonio.
A vent’anni dal nuovo Rito del Matrimonio (2004)
(primo appuntamento)

Giovedì 9 gennaio, ore 20:45, Chiesa parrocchiale di Solesino

Giovedì 16 gennaio, ore 20:45, Chiesa parrocchiale di Strà

Giovedì 23 gennaio, ore 20:45, Chiesa parrocchiale di Quero

Giovedì 30 gennaio, ore 20:45, Chiesa parrocchiale di Asiago

Giovedì 6 febbraio, ore 20:45, Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore in Padova

 

Gianandrea Di Donna,
Responsabile Ufficio Diocesano per la Liturgia

 

Dopo il primo incontro – di carattere introduttivo e generale – programmato per il mese di gennaio, il corso proseguirà in contemporanea nel mese di marzo con altri due incontri guidati dai collaboratori dell’Ufficio per la Liturgia e dell’Ufficio di Pastorale della Famiglia, dislocati nelle cinque parrocchie della Diocesi secondo il seguente il calendario.

 

Corso pratico-pastorale

I incontro

Mercoledì 19 marzo, ore 20:45
Contemporaneamente nelle Chiese Parrocchiali di:
Solesino – Strà – Asiago – Sacro Cuore in Padova

Giovedì 20 marzo, ore 20:45
Nel centro parrocchiale di Segusino

II incontro

Mercoledì 26 marzo, ore 20:45
Contemporaneamente nelle Chiese Parrocchiali di:
Solesino – Strà – Asiago – Sacro Cuore in Padova

Giovedì 27 marzo, ore 20:45
Nel centro parrocchiale di Segusino

 

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Presentazione delle iniziative per la formazione alla Liturgia

 

 

 

«Non si può vietare a qualcuno di aver più gusto per una devozione privata che per la freddezza aspra dell’ufficio della Messa. Ma egli non può dire che la Liturgia è priva di vita, rigida, poiché egli stesso non riesce ancora a padroneggiare con l’animo queste forme ampie e forti».
Romano Guardini, Formazione liturgica

 

Le norme fissate dalla Penitenzieria Apostolica per ottenere l’indulgenza plenaria nel corso del Giubileo 2025 sottolineano l’importanza dell’impegno personale nella formazione. Ascoltare conferenze, seguire corsi di approfondimento, cercare di arricchire la propria sensibilità, porsi obiettivi di crescita culturale, individuare possibili guide per intraprendere un meraviglioso pellegrinaggio nelle regioni dello spirito: ecco alcuni modi per interpretare la vocazione di questo Anno Santo. Camminare con il Signore significa cercare di superare sempre i propri limiti, resistere alla tentazione della stanchezza e dell’essere troppo “indulgenti” con se stessi diventando “tiepidi” nella fede. L’amore per il Risorto è un fuoco. In mille modi san Paolo insiste su come ci abbia catturati e ci avvolga totalmente. E questo fuoco non può non spingerci a voler familiarizzare con la Scrittura per riconoscere in essa la voce dell’Amato, a confrontarci con le sollecitazioni della teologia
e dei maestri della spiritualità che se ne sono fatti interpreti, senza dimenticare quanto è prezioso perfezionare le competenze teoriche e pratiche necessarie a celebrare l’Eucaristia e gli altri sacramenti “con arte” (cfr. Sal 47,7), in modo che ogni uomo possa gustare e vedere com’è buono il Signore (cfr. Sal 33,9).
Il Giubileo della Speranza vuole farsi occasione di promozione del sapere in un momento in cui le Chiese particolari sono chiamate a far maturare i frutti degli anni appena trascorsi, caratterizzati da un vivace confronto, che ha portato talora a ripensare alcune strutture che potrebbero non essere più adeguate a questo tempo. Il nostro Sinodo diocesano ci ha permesso di riscoprire il valore della ministerialità “carismatica” dei laici nella vita della Chiesa e ora c’è bisogno di soffermarsi in un approfondimento e una giusta calibratura delle recenti acquisizioni. Per i “ministeri battesimali” è previsto un percorso diocesano scandito in tappe progressive di discernimento, conoscenza, valutazione, preparazione. Ma accanto alla valorizzazione di questa preziosa forma di impegno dei laici, che tanto bene fanno già alle parrocchie, la Chiesa ne suggerisce anche un’altra. Ci sono alcune figure individuate da Papa Paolo VI, e ora raccomandate da una recente “Nota” della CEI, come aiuti validissimi sia nell’ambito liturgico che della carità e dell’annuncio: il lettore, l’accolito e il catechista istituiti. Per cominciare a prendere confidenza con queste antiche e nuove modalità di servizio laicale, l’Ufficio per la Liturgia propone un ciclo di incontri, concentrati in particolare nel mese di gennaio, che provano a dare un contributo al rinnovarsi della Chiesa di Padova.

Gennaio alla Liturgia 2025 ha il suo cuore nelle quattro serate del venerdì, in cui docenti di teologia e Pastori di notevole esperienza si assumono il compito di illustrare la storia, il senso e la realtà concreta dei ministeri istituiti, e nella mattina di studio di sabato 11 gennaio, appuntamento diocesano organizzato in collaborazione con il vicario per la Pastorale, don Leopoldo Voltan, e i responsabili della Caritas e dell’Ufficio per la Catechesi. Alla presenza del Vescovo Claudio, è prevista una conferenza del Cardinale Roberto Repole su “I ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista nella vita di una Diocesi, che prelude a un lavoro di gruppo da cui trarre una sintesi che possa suggerire alcuni primi passi da compiere in futuro.

Nelle serate di mercoledì, vengono proposte quattro lezioni online per far maturare nel Popolo di Dio la visione ecclesiologica e liturgica presente nei testi del Magistero della Chiesa, dalla Ministeria quaedam (1967) alla Nota ad experimentum della Conferenza Episcopale Italiana: I ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista per le Chiese che sono in Italia (2022).

Il programma offre anche corsi che mirano a dare indicazioni per gestire al meglio gli aspetti pratici del celebrare cristiano. Dopo gli incontri del 2023 dedicati ai sacristi e un approfondimento, nel 2024, sul Battesimo dei bambini e le Esequie, quelli del 2025 hanno per tema Come la parrocchia celebra il Matrimonio. A vent’anni dal Rito del Matrimonio (2004)”. Sono stati pensati per raggiungere, il giovedì sera, varie zone della Diocesi: Solesino, Stra’, Quero, Asiago e, il 6 febbraio, la parrocchia del Sacro Cuore in Padova, e vorrebbero aiutare presbiteri, diaconi, laici, lettori, maestri di coro, fioristi, sacristi ad affrontare la celebrazione del Matrimonio cristiano valorizzandone il rito, la Liturgia della Parola e i suoi lettori, il canto appropriato e l’alternanza coro e assemblea, e curando l’arredo dell’edificio sacro in modo che si illumini di “nobile semplicità”. Queste serate introducono un breve corso in due appuntamenti che partirà, nelle stesse sedi, nel mese di marzo, organizzato in collaborazione con l’Ufficio diocesano di pastorale della Famiglia.

Dato l’interesse riscosso l’anno scorso, vengono riproposte tre mattinate di studio intensivo per le scholæ cantorum, presso la chiesa padovana della Sacra Famiglia, con lezioni ed esercitazioni pratiche a cura dei maestri Alessio Randon e Francesco Cavagna.

Infine, nei pomeriggi di sabato, torna il corso di formazione per i nuovi candidati al Ministero straordinario della Comunione.

Come nelle precedenti edizioni, tutti i partecipanti a questo laborioso “Gennaio” sono invitati a celebrare in Cattedrale il Signore, nostra forza, in occasione dei Vespri delle domeniche e della Messa del 2 febbraio.

Il simbolo che abbiamo scelto per la rassegna è una rosa bianca, reverente omaggio a Romano Guardini, che chiamò così il gruppo di giovani cui insegnava l’arte del servire nella Liturgia il “bel Pastore”.

 

Gianandrea Di Donna
Responsabile

 

 

 

 

 

E attendo che spunti dalla mia anima
la domenica di luce
(Misakh Metzarents)

 

 

 

 

 

 

 

 

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Incontro diocesano di studio sui ministeri istituiti

I MINISTERI ISTITUITI
Incontro diocesano di studio
con il Cardinale Roberto Repole
a cura
dell’Ufficio per l’annuncio e la catechesi, dell’Ufficio per la Liturgia
e della Caritas diocesana

 

Sono invitati i Presbiteri, i Diaconi, gli operatori pastorali parrocchiali per l’Annuncio e la Catechesi, la Carità e la Liturgia, i Responsabili degli Uffici e dei Servizi diocesani, la Presidenza del Consiglio Pastorale diocesano

 

Sabato 11 gennaio 2025
Centro parrocchiale “Ave”, Via Papa Giovanni XXIII, 3 – Casalserugo (Padova)

 

Ore 9.30, Rev. Leopoldo Voltan, Vicario Episcopale per la Pastorale
Preghiera e introduzione

Ore 10.00 – 11.00, Card. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Susa
I ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista per le Chiese che sono in Italia. Un’introduzione alla Nota del 2022 della CEI

Ore 11.00 – 11.15, Presentazione degli Atti del Convegno Ecclesiale delle Chiese del Triveneto sulla Liturgia «Ritrovare forza dall’Eucaristia» (Verona 2023)

Ore 11.30 – 12.30, Lavori di gruppo

Ore 12.30 – 13.30, In dialogo con il Cardinale Repole

Ore 13.30, Pranzo a buffet

 

Iscrizioni → https://forms.gle/xExT5gNBBhmAdNW6A

 

 

 

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Di fronte al Mistero

 

La solennità del Natale del nostro Signore Gesù Cristo comincia a essere celebrata in un’epoca relativamente tarda. Fino al VI secolo, non esisteva una struttura di anno liturgico come la pensiamo oggi, scandita dai due grandi misteri che sono quasi i fuochi di un’ellisse: la Pasqua del Signore e la sua manifestazione nella carne, il Natale. La Chiesa dell’epoca sub apostolica si limitava a celebrare la Pasqua settimanale, la “domenica” (il “giorno del Risorto”), e solo in seguito si è data una Pasqua annuale, nella domenica che seguiva al plenilunio di primavera. Sarà nelle zone del nord Europa che comincerà a concentrarsi una particolare ritualità attorno al Solstizio d’inverno, il momento in cui le ore di luce, dopo il lento declino, riprendono a crescere. Nella città di Roma, i pagani erano soliti festeggiare, tra il 24 e il 25 dicembre, il Dies natalis Solis Invicti, il cosiddetto “Natale del Sole Invincibile”. I cristiani trasfigurano questa festa nel segno dell’“Oriens ex alto”, Cristo, e cominciano a fare memoria della sua incarnazione.

Il ciclo delle celebrazioni della Pasqua settimanale si arricchisce così, prima, della Pasqua annuale, con la sua Veglia, grembo dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana, e poi, qualche secolo più tardi, del Natale, nel Dies natalis Solis Invicti. Intorno a queste due solennità si articola un tempo che le prepara e le segue. Nel caso della Pasqua, è la Quaresima, culminante nel Triduum Sanctum, cui succede il Tempo di Pasqua come un unico giorno dove l’alleluja non si spegne. Per il Natale, l’Adventus, periodo di attesa trepidante della salvezza, connotato da un sapore nordico; una sorta di Quaresima invernale, nata perché i vescovi non riuscivano più a smaltire il numero di catecumeni che dovevano essere battezzati nella notte di Pasqua e avevano cominciato a fissare, oltre alla “Madre di tutte le veglie”, un’altra data nel corso dell’anno in cui celebrare i Battesimi, e questa era spesso l’Epifania.

Se la solennità di Pasqua è preceduta da un periodo di preparazione immediata nella cosiddetta Settimana Santa, anche la memoria annuale dell’incarnazione del Signore viene anticipata pedagogicamente da un ciclo di otto giorni, che prende il nome di Ottavario e non ha niente a che fare con la tradizione popolare della novena di Natale. Le “ferie maggiori” dell’Ottavario si caratterizzano per la presenza, nella celebrazione dei Vespri, di antifone dai testi teologicamente impegnativi, che cominciano tutti con il vocativo “O”: O Sapientia (il 17 dicembre), O Adonai (il 18), O Radix Iesse (il 19), O Clavis David (il 20), O Oriens (il 21), O Rex gentium (il 22), O Emmanuel (il 23). Predisposte per l’ora vespertina, l’ora del farsi carne del Verbo di Dio, vengono cantate tre volte: all’inizio e alla fine del Magnificat e – da dopo la riforma del Concilio Vaticano II –, seppur con un testo più essenziale, come canto al Vangelo. Dal punto di vista musicale sono molto simili tra loro, con alcuni aggiustamenti sulla base del testo, perché il canto gregoriano nasce a servizio delle parole e si piega volentieri a modificare, seppur di poco, l’andamento melodico.

Il Padre Guéranger – che rifondò, nell’Ottocento, la grande abbazia di Solesmes in Francia dopo la Rivoluzione francese – ebbe a dire che le antifone “O” sono “il midollo di tutto l’Avvento”. Nel contesto dell’Ottavario, si possono riconoscere le sue tre dimensioni tipiche, che guardano al Cristo che verrà alla fine dei tempi – nella prima parte; al Cristo che è venuto nella carne – nella seconda; e infine al Cristo che continua a venire.

La grandezza dei testi delle antifone maggiori e della musica che li trasfigura di assoluta bellezza ci permette di stare di fronte al mistero della rivelazione di Dio nella carne del Verbo. Hanno questa ampiezza, questa ricchezza, questa ‘gravità’, perciò le melodie vanno intonate molto basse, perché la Liturgia sta dicendo: “Attenzione, tu sei davanti a Gesù bambino, ti prepari a incontrarlo, l’infante deposto nella mangiatoia. Eppure lui è la Sapienza che esce dalla bocca dell’Altissimo.” Chiamare il “Puer natus” (come lo apostroferà l’introito del mattino di Natale) “O Sapienza” ci invita a tenere un atteggiamento tutt’altro che folcloristico, da stelline e zampogne. A considerare che, dopo aver ascoltato, a mezzanotte, il suggestivo e caro racconto dei pastori del Vangelo di Luca, nella Messa del giorno la Chiesa ci fa ascoltare il canto altissimo del prologo di Giovanni: “E il Verbo si fece carne”.

Gianandrea Di Donna

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Pellegrini di Speranza: la pubblicazione della Cattedrale

 

Da un’idea del Parroco Don Giuliano Miotto, nasce una preziosa pubblicazione sul Giubileo, per dire il desiderio della Cattedrale di Padova di accogliere i pellegrini che la raggiungeranno nel 2025. È prima di tutto bello il libro Pellegrini di Speranza (Valore Italiano Editore, dicembre 2024, pp. 71, € 8), con la sua grintosa e impeccabile forma quadrata e i particolari degli affreschi del Battistero che accendono le pagine di azzurri, gialli, rossi: il cielo e la nostra terra bisognosa di salvezza… L’Editore non ha disposto i capolavori di Giusto de’ Menabuoi con intenzione museale; li ha resi dinamici attraverso un ‘montaggio’ che li strappa al passato e li affida a un presente pieno di vivacità e di forza, la stessa che anima le fotografie degli interni della Cattedrale, guardati da punti di vista diversi dal solito. Dopo la benedizione del Vescovo Claudio, che abbraccia con il suo saluto il pellegrino (e il lettore), il volume descrive le caratteristiche che avrà il Giubileo 2025 e offre una ricca sezione liturgica, con una Messa per l’Anno Santo e i riti della Penitenza e della Rinnovazione delle promesse battesimali. Il libro è sia cartaceo che in formato Kindle e lo si può acquistare in Cattedrale, oppure scrivendo a amministrazione@valoreitaliano.com, o compilando il format sul sito www.cattedralepadova.it.

Il Vicario Generale Don Giuliano Zatti ha poi curato un utile pieghevole, dove vengono date alla Chiesa di Padova le indicazioni fondamentali per vivere l’Anno Santo nella preghiera, nell’amore fraterno (con tre progetti di carità diocesani), nella speranza di una riconciliazione piena con il Signore. Il sussidio verrà distribuito nei luoghi giubilari della Diocesi, nella Segreteria Generale della Curia e al termine della Messa di apertura del Giubileo, il 29 dicembre prossimo.

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Fermarono i cieli: elevazione musicale in Cattedrale

 

“Fermarono i cieli”. Ha un titolo di grandezza cosmica, tratto da una melodia composta da sant’Alfonso Maria de’ Liguori, l’elevazione musicale in occasione del Natale del Signore 2024 che il Coro San Prosdocimo, accompagnato dal maestro Alessandro Perin all’organo, offrirà nella Cattedrale di Padova sabato 21 dicembre, alle ore 21.00. Eppure questo stupore di stelle e galassie, questa sospensione del creato, non è che la voce di Maria intenta a sussurrare una ninna nanna al suo bimbo divino. Il brano di Alfonso de’ Liguori ricomprende con il genio della santità i dogmi che la Chiesa ha elaborato nei concili decisivi del IV e V secolo; soprattutto a Calcedonia, dove i Padri sono giunti a definire l’equilibrio delle due nature del Signore Gesù, “vero Dio e vero uomo”. Cristianesimo è infatti adorare il “Conditor siderum” (come cantiamo nell’inno dei Vespri dell’Avvento), l’Inventore degli astri, che con il suo tocco ha plasmato l’infinità delle stelle, soffermandoci a contemplare la grazia delle sue dita che compiono questo gesto pieno di riguardo (cfr. Sal 8,4). È riconoscere Re dell’universo un neonato che piange, mentre ogni creatura tace di grata meraviglia. E infine, al compimento di tutto, è non lasciarsi scandalizzare dal trono che il Signore si è scelto per la propria gloria: il legno della maledizione, la croce.

A questo mistero che ci riempie di speranza, di commozione, del fremito di un’attesa vigilante, e alla tenerezza di Maria, Vergine purissima e Madre del suo Creatore, desiderano dare voce i cantori della Cappella musicale della Cattedrale, guidati dai maestri Alessio Randon e Francesco Cavagna. Il repertorio musicale proposto sarà vario, con brani di Praetorius, Bach, de’ Liguori, Franck, von Herbeck, Rheinberger, Spinelli e Zardini. In ciascuno di essi è la fede che va cercata, quella che se ne avessimo un po’ soltanto, un granellino, ci permetterebbe di fare miracoli.

Non stanno facendo un miracolo le braccia del pastore raffigurato nell’immagine di Giorgio Vasari che illustra il programma del concerto? È stato chiamato a partecipare alla gioia e allo struggimento di Maria e Giuseppe ed è lì, abbagliato dalla luce che il bimbo nato per noi sprigiona da sotto il velo troppo sottile con cui la Vergine cerca di ripararlo. Alza le braccia, il giovane pastore, esultando, vedendo, riconoscendo nel bambino Gesù la Speranza. E sembra essere proprio il gesto di uno che sta fermando i cieli perché ascoltino il canto di Maria e non se ne perdano neanche una sillaba.

Anna Valerio

 

 

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Nel nostro operare il bene opera la volontà del Signore

 

Nel pellegrinaggio religioso di altri tempi si lasciava tutto, come i discepoli che hanno seguito Gesù. Si faceva testamento, se si possedeva qualcosa, e così si faceva un bilancio della propria vita: per chi ho vissuto, che ne ho fatto di quello che ho ricevuto, a chi sono debitore? La strada poi era una sorpresaanche per quanti seguivano itinerari già collaudati e trovavano sulla strada monasteri ospitali. Chi avrebbero incontrato? Persone che offrivano ristoro e, se ce n’era bisogno, cure? O diffidenti, impaurite da pellegrini incontrati in precedenza? La meta era ‘aperta’.

Il pellegrino faceva esperienza di essere ‘straniero’, ‘strano’ per chi incontrava, come straniera è ogni persona che è nata e abita qui, nella mia stessa terra, ma è spiazzata, tagliata fuori da ‘alfabeti’ nuovi che a chi li conosce rendono veloci, pratiche, sicure molte comodità: ‘alfabeti’ che esprimono una creatività sempre più raffinata, ma complessa, imprevedibile. Straniero è ogni nostro figlio che deve inserirsi in un mondo spesso già ‘pre-notato’, ‘pre-visto’, precisato, efficiente, ‘perfezionista’, dove non c’è posto per l’errore, per il non farcela, per il non sapere, per il non essere efficienti.

La prima lettera di Pietro ricorda ai cristiani, ‘stranieri e pellegrini’ (2,11), che essi sono “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui” (v. 9). Non c’è posto sulla terra in cui Dio non voglia raccontarsi proprio attraverso ‘pellegrini’ che testimoniano le meraviglie che ha operato nella loro vita. Lui li rende pellegrini di speranza, ‘che, operando il bene, chiudono la bocca’ a chi non ha incontrato la sua misericordia.

Possiamo disperare di trovare/ritrovare una comunione, o sperare che, mentre cerchiamo di operare il bene, il Signore operi la sua ‘volontà’, inventando strade nell’incomprensione, nel disprezzo, nella condanna, in una parola: nella croce. Una croce che non è mai solo nostra. Anche questo è dono di quel simbolo che siamo chiamati a vivere insieme l’anno prossimo, il Giubileo.

don Giuseppe Toffanello

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