Ai ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista sarà dedicato un ciclo di conferenze nell’ambito della rassegna Gennaio alla Liturgia 2025. L’intento non è solo che le si possa comprendere teologicamente, ma che si cominci a intravvedere il modo per situarle nella vita concreta della nostra diocesi.
Queste nuove e “antiche” forme di servizio non appartengono alla categoria dei ministeri ordinati – vescovo, presbitero, diacono – e non sono sovrapponibili ai ministeri battesimali. Dopo un adeguato itinerario di formazione, il lettore, l’accolito e il catechista vengono istituiti dal vescovo, che conferisce loro il mandato. Riconosciutone il carisma, l’idoneità e la preparazione, la Chiesa benedice i suoi figli, celebrando un rito per mezzo del quale essi ricevono un dono di grazia che li renda capaci di svolgere il proprio ‘ufficio’. E qui si aprono molte possibilità di servizio, tra le quali spicca l’aiuto che sapranno dare per la promozione e la cura dei ministeri battesimali.
Lettore e accolito operano nell’ambito del celebrare, ma nemmeno il catechista gli è estraneo. È a lui che si potrebbe domandare di guidare le celebrazioni domenicali nelle comunità che mancano di un presbitero. E tutti e tre non sono che espressioni diverse della diaconia sublime della carità.
È stato papa Paolo VI, con il Motu Proprio “Ministeria quaedam” del 1972, a estendere lettorato e accolitato ai laici e non più solo ai candidati al sacramento dell’Ordine. E così, già negli anni Settanta e Ottanta, nel Triveneto, il vescovo di Udine Battisti e il patriarca di Venezia Cé avevano i loro ministri istituiti. Poi i desideri del Vaticano II sono andati smarriti ed è ora papa Francesco a volerli recuperare, aprendo la possibilità dell’istituzione anche alle donne e aggiungendovi la figura del catechista. Nel 2022, la CEI ha diffuso una “Nota” con cui invitava la Chiesa italiana a innestare la questione all’interno dell’itinerario sinodale. I vescovi vedono nel clima di confronto e apertura che si è creato la condizione più favorevole per riscoprire questo importante modo di valorizzare i carismi del popolo di Dio. Ed effettivamente in Italia c’è fermento. A Milano sta partendo un cammino biennale per i ministeri istituiti, tra lezioni online, incontri ed esperienze pratiche. A Torino è stato predisposto un itinerario curato dall’Istituto interdiocesano di formazione “Percorsi”, concentrato in tre weekend intensivi nel corso dell’anno. Ogni diocesi ha la facoltà di delineare un proprio specifico progetto.
Sarebbe un errore intendere i ministeri istituiti come un’oligarchia di potere, quasi si trattasse del lettore, del catechista e del chierichetto ‘di lusso’. Reintegrarli nella vita della Chiesa è un po’ riportarla al clima fervido dell’era subapostolica, quando la guida dello Spirito Santo ha chiamato al servizio del divino Maestro nobili e gente semplice, analfabeti e filosofi, uomini e donne di ogni popolo, lingua e nazione.
Lettori e accoliti istituiti daranno un contributo prezioso perché le celebrazioni tornino a essere un impegno entusiasmante, la loro bellezza un obiettivo da porsi ogni settimana; perché si pensi all’Eucaristia domenicale con il desiderio di farne, per quanto possibile, un capolavoro, una sinfonia di segni che dicano amore a Dio e ai fratelli, luce, saldezza, adorazione, verità. Non sempre i mezzi sono tanti, ma l’amore supera i limiti, inventa volentieri risorse dove ci sarebbe solo disincanto.
Persone che valgano da riferimento per le loro competenze e la grande disponibilità dovranno ricercare la collaborazione delle più varie figure a servizio del rito, dal sacrestano ai cantori, agli addetti alla cura delle vesti liturgiche. Anche l’accoglienza alla porta dei fedeli o l’uso dello spazio sacro è teologia, e se è teologia è sana azione pastorale, e se è sana azione pastorale promuove la partecipazione attiva dei fedeli, alimenta la fede, conduce alla carità.
Anna Valerio