Archivio Tag: Musica sacra

Fermarono i cieli: elevazione musicale in Cattedrale

 

“Fermarono i cieli”. Ha un titolo di grandezza cosmica, tratto da una melodia composta da sant’Alfonso Maria de’ Liguori, l’elevazione musicale in occasione del Natale del Signore 2024 che il Coro San Prosdocimo, accompagnato dal maestro Alessandro Perin all’organo, offrirà nella Cattedrale di Padova sabato 21 dicembre, alle ore 21.00. Eppure questo stupore di stelle e galassie, questa sospensione del creato, non è che la voce di Maria intenta a sussurrare una ninna nanna al suo bimbo divino. Il brano di Alfonso de’ Liguori ricomprende con il genio della santità i dogmi che la Chiesa ha elaborato nei concili decisivi del IV e V secolo; soprattutto a Calcedonia, dove i Padri sono giunti a definire l’equilibrio delle due nature del Signore Gesù, “vero Dio e vero uomo”. Cristianesimo è infatti adorare il “Conditor siderum” (come cantiamo nell’inno dei Vespri dell’Avvento), l’Inventore degli astri, che con il suo tocco ha plasmato l’infinità delle stelle, soffermandoci a contemplare la grazia delle sue dita che compiono questo gesto pieno di riguardo (cfr. Sal 8,4). È riconoscere Re dell’universo un neonato che piange, mentre ogni creatura tace di grata meraviglia. E infine, al compimento di tutto, è non lasciarsi scandalizzare dal trono che il Signore si è scelto per la propria gloria: il legno della maledizione, la croce.

A questo mistero che ci riempie di speranza, di commozione, del fremito di un’attesa vigilante, e alla tenerezza di Maria, Vergine purissima e Madre del suo Creatore, desiderano dare voce i cantori della Cappella musicale della Cattedrale, guidati dai maestri Alessio Randon e Francesco Cavagna. Il repertorio musicale proposto sarà vario, con brani di Praetorius, Bach, de’ Liguori, Franck, von Herbeck, Rheinberger, Spinelli e Zardini. In ciascuno di essi è la fede che va cercata, quella che se ne avessimo un po’ soltanto, un granellino, ci permetterebbe di fare miracoli.

Non stanno facendo un miracolo le braccia del pastore raffigurato nell’immagine di Giorgio Vasari che illustra il programma del concerto? È stato chiamato a partecipare alla gioia e allo struggimento di Maria e Giuseppe ed è lì, abbagliato dalla luce che il bimbo nato per noi sprigiona da sotto il velo troppo sottile con cui la Vergine cerca di ripararlo. Alza le braccia, il giovane pastore, esultando, vedendo, riconoscendo nel bambino Gesù la Speranza. E sembra essere proprio il gesto di uno che sta fermando i cieli perché ascoltino il canto di Maria e non se ne perdano neanche una sillaba.

Anna Valerio

 

 

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Coro San Prosdocimo

 

 

Elevazione musicale in preparazione
al Natale del Signore
«Fermarono i cieli»

Sabato 21 dicembre 2024
Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta
Piazza Duomo, 35139 Padova
ore 21.00

offerta dalla Cappella Musicale della Cattedrale

 

Elevazione musicale in preparazione
alla Pasqua del Signore

Sabato 12 aprile 2025
Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta
Piazza Duomo, 35139 Padova
ore 21.00

offerta dalla Cappella Musicale della Cattedrale

 

 

Formazione alla Liturgia pdf

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Istituto diocesano di canto e musica. Corsi 2024-2025

L’Istituto diocesano di canto e musica per la Liturgia cura la formazione al ministero del canto e della musica a servizio della liturgia, preparando musicisti, cantori e direttori di coro alla conoscenza dello stesso ministero liturgico e alla tecnica musicale. Introdotti a queste realtà, essi potranno mettere a servizio delle celebrazioni nelle parrocchie «tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie» (Sacrosanctum Concilium, 112).

 

 

 

Istituto diocesano canto e musica – Corsi anno 24-25

 

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Il ministero delle Scholae cantorum

 
Esercitazioni pratico-formative per cori parrocchiali

Chiesa della Sacra Famiglia
Via Cernaia 80, 35141 Padova

Sabato 11 gennaio 2025, ore 9:00-12:00
Sabato 18 gennaio 2025, ore 9:00-12:00
Sabato 25 gennaio 2025, ore 9:00-12:00
Sabato 1 febbraio 2025, ore 9:00-12:00

Celebrazione Eucaristica conclusiva
Domenica 2 febbraio 2025, Presentazione del Signore

Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta
Piazza Duomo, 35139 Padova, ore 11.30

Il coro sarà formato dai partecipanti a questo percorso formativo.

Alessio Randon
Direttore della Cappella Musicale della Cattedrale di Padova

Francesco Cavagna
Vicedirettore Istituto Diocesano di canto e musica per la Liturgia

 

 

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Il fine del canto sacro è generare un atto rituale

Il fine del canto sacro non è di aggiungere alla lettura del testo della Messa orpelli estetici, ma di generare un atto rituale. Il mistero della voce dell’uomo, strumento sonoro principe della Liturgia, può suscitare vibrazioni, palpiti, oscillazioni, quasi un’onda, una scossa… al nostro cuore perché tra i santi segni intravveda Cristo, il crocifisso risorto. La processione d’ingresso diventa così l’irruzione del Risorto tra i suoi (la Chiesa); il segno di Croce si libera della gestualità devozionale; il Kyrie è struggente grido che chiede a Dio vicinanza e misericordia; il Gloria si fa lode fragorosa; il salmo responsoriale si imprime nei cuori come un’umanissima, lirica profezia della fede; il canto al Vangelo accoglie con l’entusiasmo di Maddalena il Signore Gesù dolcissimo e vivo; il prefazio e il Sanctusuniscono le nostre piccole voci al grande canto degli angeli e dei santi che vedono il volto di Dio e lo chiamano tre-volte-Santo; il canto del racconto dell’istituzione dell’Eucaristia si libera dal rischio della “narrazione sacra” ed evoca il mistero dell’agire del Signore; il canto della dossologia dà alla preghiera che va verso il cielo un sigillo di gloria per quanto abbiamo chiesto e ricevuto nell’Anafora; l’Agnus Dei allude al sangue versato di Cristo, che sgorga dallo spezzare il Pane celeste; la comunione eucaristica dilata il silenzio con una pacatezza che nutre l’anima.

È una luce gloriosa che trafigge le parole che usiamo nella celebrazione perché inizino a vibrare “dall’alto” (cfr. Gv 3,3), una trasfigurazione difficile a dirsi, ma percepibile immediatamente quando, nell’aula, il Vescovo, il presbitero o il diacono cantano dialogando con l’assemblea; quando il salmista canta con l’assemblea; quando la schola cantorum canta con l’assemblea; quando il silenzio canta con l’assemblea. Il canto sacro deve tornare allora a essere soprattutto quello dei dialoghi rituali – ahimè dimenticati –, come il saluto liturgico, il dialogo al Vangelo, al prefazio, la benedizione e il congedo.

Gianandrea Di Donna

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Che i piccoli cantino

Dopo il Sinodo diocesano, molta energia andrà impiegata per la formazione dei laici che si porranno a servizio della Chiesa nella modalità dei ministeri battesimali (senza escludere, in un futuro prossimo, quelli istituiti), e la musica sacra è tra gli ambiti che chiedono di essere presi in considerazione più sistematicamente. In Italia ci si deve confrontare con una situazione problematica. “I bambini non hanno un’adeguata familiarità con la musica”, osserva don Vincenzo De Gregorio, che per trentun anni è stato direttore di conservatori e ha incontrato migliaia di studenti, fino a ricoprire l’incarico, a Roma, di preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra. “Nei paesi germanofoni, la tradizione del canto è cifra comune. In Italia, invece, i piccoli crescono senza avere la minima esperienza del cantare in coro o di cosa sia il sound di un’orchestra. Claudio Abbado, Riccardo Muti, ritenendo la Chiesa cattolica colpevole di aver dilapidato i suoi tesori, sbagliavano bersaglio. Il primo problema è l’educazione del cittadino italiano, che diventa adulto senza conoscere nemmeno i rudimenti della musica. E così anche il nostro clero accusa gravi deficit a causa di una pedagogia scolastica carente.”

Don Vincenzo non pensa la Chiesa ex cathedra. Se la ritrova intorno nel caldo Duomo di San Gennaro a Napoli, dove suona l’organo ogni domenica. Qui ascolta la voce del popolo di Dio, sempre meno musicale, mentre immagina alcuni tentativi da intraprendere. “Come offriamo ai ragazzi, sulla traccia del catechismo nazionale, itinerari di formazione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana, non dovremmo far mancare una pedagogia affidata in modo significativo alla musica. È necessario predisporre per loro un repertorio condiviso di canti, con un’attenzione soprattutto per i salmi.”

Con quel “per loro”, don Vincenzo non pensa a canzoncine di intonazione infantile. “Ai bambini della prima comunione non ho mai avuto remore a insegnare la messa in gregoriano, che in particolare nelle composizioni più antiche ha melodie facilissime. Ai piccoli si possono proporre alcuni brani tradizionali e i canti dell’ordinario della messa: il Santo, l’Agnello di Dio, un Gloria, i Kyrie più semplici. E poi le antifone mariane, gli inni allo Spirito Santo, qualche versetto salmodico. Poche cose, ma che le imparino tutti.”

I canti di Davide sono la grande risorsa da riscoprire. “Basta mettere insieme dieci salmi, non di più, perché i bambini possano cantare all’unisono da un punto all’altro dell’Italia. Le parole dei salmi abbracciano l’intero percorso della vita, dalla nascita alla morte. Sono adeguati a un’opera penitenziale, a chiedere perdono, ad accompagnare un defunto, a esaltare lo splendore dell’uomo, a consolare…”

Il rischio – don Vincenzo lo ha ben presente – è che in simili operazioni manchi la compattezza ‘ecclesiale’. “Sono iniziative che vanno orientate in primis a generare una comunione che si è persa nel momento in cui si è voluto dare spazio a una creatività senza barriere, per cui chiunque poteva inventarsi compositore di musica sacra. Mentre la Conferenza episcopale francese chiede che un canto da eseguire in chiesa passi per il filtro di una commissione, in Italia questo non è mai accaduto. E così ognuno ha potuto creare, dire, suonare e cantare quello che voleva. Lo vediamo in maniera eclatante nel caso dei cosiddetti ‘movimenti’.”

Un rimedio contro la dispersione delle energie sarebbe la cura dell’esemplarità, ma il contesto attuale non la favorisce. “Oggi i giovani in formazione nei seminari non hanno più l’esperienza della Settimana Santa vissuta nelle cattedrali, il modello della grande musica per le celebrazioni del Triduo pasquale. Vanno nelle parrocchie, giustamente, a fare esperienza, ma bisogna tenere conto che, così, l’esemplarità viene meno e ognuno poi si mette a fare quello che vuole.” Un tempo, invece, il canto creava un’immediata armonia. T’adoriam, ostia divina era l’inno eucaristico di tutti, perché tutti in Italia lo conoscevano. E lo stesso valeva per numerosi canti della devozione popolare, mariani o dei santi patroni. Sarebbe bene offrire ancora questo stile di comunione.” Don Vincenzo suggerisce allora di “attingere alla tradizione come alla devozione, o pensare anche a un bando, per arrivare a mettere definitivamente a punto un repertorio di canti comune a tutta Italia.”

Anna Valerio

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