Non si può comprendere il senso del Giubileo senza contemplare la meraviglia che è l’“indulgenza plenaria”. La sua complessa teologia va interpretata alla luce del sacramento della Penitenza, evitando di cadere in sbrigativi stereotipi polemici. Come cristiani, noi crediamo che al peccato corrisponda, qualora una persona non si converta, una pena eterna, cioè la rottura della comunione con Dio. Ma accanto a essa vi è una pena relativa, o “temporale”, tramite la quale si è chiamati a rimediare nel tempo al male commesso.
C’è un’idea di fondo da tenere presente: il fatto che il nostro peccato produca ineluttabili conseguenze. Pur se si lega a uno specifico evento, il male non si esaurisce entro quei confini e ha delle ricadute sia personali, spirituali, che sociali ed ecclesiali, tanto visibili quanto invisibili. Per tale ragione il sacramento della Penitenza ha una virtù ‘medicinale’ e sana sia l’anima del peccatore che le conseguenze del male compiuto. Il suo rituale si compone di tre elementi: l’accusa del peccato, la penitenza (che si sostanzia di opere di carità, preghiera, servizio, penitenze corporali, astinenza dal cibo, dalla bevanda, dai piaceri della vita), l’assoluzione con cui la Chiesa scioglie il fedele dalla colpa personale. Il perdono è sempre certo, per la grazia di Cristo (è il Signore, infatti, a riconciliarsi con chi è sinceramente pentito), ma l’efficacia del farmaco dipende dall’impegno di chi lo assume, ed è per questo che la perfezione in noi non c’è mai, al punto che continuiamo spesso a ripetere i peccati già commessi, mostrando che la medicina non ci ha guariti pienamente.
A questo esercizio penitenziale il pensiero cristiano ha dato il nome di “pena temporale”. Esso ha conosciuto, nella storia, forme, modalità, intensità diverse. Nel Medioevo, le pene erano severissime, e siccome quella che si riteneva più medicamentosa in assoluto era l’esclusione dalla Comunione, i fedeli, finché non terminavano il lungo esercizio penitenziale e ricevevano l’assoluzione, non potevano comunicarsi. La Chiesa si trova di fronte a un’impasse, perché tutti attendono di finire una penitenza che arriva a protrarsi per decenni e intanto sono esclusi dalla Mensa eucaristica.
Beata indulgenza…
Quando, nel 1300, papa Bonifacio VIII inaugura l’Anno santo e concede l’indulgenza, ha di fronte questo problema. Già prima del Giubileo molti tentavano soluzioni eterodosse. Le persone più abbienti ricorrevano addirittura a una prassi condannata con fermezza dalla Chiesa: pagare un monastero perché i monaci facessero tutte le penitenze al posto dei diretti interessati.
Bonifacio VIII regolamentarizza il sistema. Capisce che un’eccessiva durezza non è più sostenibile e con indulgenza, con maternità, dice: chiunque viene pellegrino a Roma, passa per la Porta santa, si confessa e prega secondo le intenzioni del Santo Padre riceve l’indulgenza plenaria. Essa non è un’amnistia rispetto al peccato, ma la remissione di tutte le penitenze temporali dovute. Secondo la teologia cattolica, perché questo può avvenire? Perché la Chiesa ha un proprio tesoro cui attingere. I meriti della Vergine Maria, degli apostoli, dei martiri, delle anime del Purgatorio, e perfino di chi recita un Rosario in una pieve sperduta: tutta quella santità vi confluisce. Se io mi sono realmente pentito, confessato, comunicato e ho pregato secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, le penitenze che ho fatto male, con poca devozione, con fretta, con un impegno spirituale non adeguato vengono rimesse cogliendo da questo tesoro.
A seguito del Concilio di Trento, nel sacramento della Penitenza è avvenuta l’inversione per cui, dopo che il fedele ha accusato i peccati, il presbitero lo assolve subito e la penitenza è rimandata a dopo, ma così si è persa molta della sua forza medicinale. Per quanto il Rituale affermi che le pene debbano essere congrue, esse oggi si sono, di fatto, affievolite moltissimo, facendo sì che anche il pathos con cui ci protendiamo verso l’indulgenza giubilare sia meno vivo.
L’importante recupero che ci suggerisce l’Anno Santo è la coscienza che, perdonato il peccato, non possiamo non tenere conto che il male compiuto ha comunque delle conseguenze. Le sue tracce non spariscono dopo il perdono, e questo chiede che il nostro vivere colga ogni occasione che provvidenzialmente ci viene donata per illuminarsi di santità.
Gianandrea Di Donna
Siamo in visita pastorale con il Vescovo Claudio alla Collaborazione Pastorale XXIV (Bertipaglia, Carrara S. Giorgio, Carrara S. Stefano, Casalserugo, Cornegliana, Maserà, Ronchi di Casalserugo, Terradura) ed entriamo nella chiesa di Casalserugo. A un passo dalla porta c’è la corona dell’Avvento. Una scelta di arredo di grande forza, radicata nella Scrittura e rispettosa della Liturgia. Se è inadeguato porre sui presbiteri le quattro candele, o, peggio, usarle come candele dell’altare, lì all’ingresso la corona dell’Avvento ci ricorda la venuta del Signore, che sta alla porta e bussa e viene a visitarci. «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
Gianandrea Di Donna
La speranza, infatti, nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce.
(FRANCESCO, Bolla d’indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 «Spes non confundit», 9 maggio 2024, n.3)
Gentile e caro Ministro straordinario della Comunione,
desidero invitarLa a partecipare al prossimo Ritiro spirituale d’Avvento durante il quale celebreremo l’Ufficio delle Letture, una parte della Liturgia delle Ore che raramente viene celebrata con il popolo di Dio: essa – a differenza delle Lodi mattutine e del Vespro – offre un’ampia meditazione orante della Parola di Dio accompagnata da pagine di grande levatura spirituale tratte dai Padri della Chiesa o da altri autori cristiani.
La meditazione avrà come tema: Assunse la forma di servo (Fil 2,7). I ministeri e il servizio dei laici alla Liturgia. Il nostro appuntamento sarà
SABATO 7 DICEMBRE 2024 – ORE 14:45
PRESSO LA CHIESA DELL’OPERA DELLA PROVVIDENZA SANT’ANTONIO
VIA DELLA PROVVIDENZA, 68 – 35030 SARMEOLA DI RUBANO
Spero che la frequenza ai nostri ritiri spirituali ci veda tutti fortemente impegnati in prima persona, nel desiderio di prenderci cura della nostra vita spirituale, fonte autentica di ogni ministero a servizio del Popolo santo di Dio.
Coloro che solitamente hanno dei servizi pastorali il sabato pomeriggio nelle proprie parrocchie, provvedano a farsi sostituire per non mancare al ritiro e comunque sappiano che per le ore 16:45 circa il ritiro sarà concluso.
Nella speranza di vedervi numerosi, restiamo nella Comunione di Cristo.
Il Signore Le dia pace.
Rev. Gianandrea Di Donna
Responsabile
P.S. Vi invito ad avvisare del ritiro quei Ministri straordinari della Comunione che non possedessero un indirizzo e-mail, facendone loro cenno con il “passa-parola” o una telefonata.
→ La pagina con tutte le info per i Ministri straordinari della Comunione
L’Ufficio diocesano per la Liturgia, durante i prossimi mesi di gennaio-febbraio 2025, offrirà un CORSO DI FORMAZIONE PER I NUOVI CANDIDATI AL MINISTERO STRAORDINARIO DELLA COMUNIONE.
I Parroci che intendessero istituire per la prima volta nella propria parrocchia dei Ministri straordinari della Comunione, o affiancarne di nuovi ai già istituiti, invieranno i candidati da loro prescelti a tale corso diocesano. I candidati non dovranno essere muniti di alcuna lettera del Parroco, e potranno presentarsi direttamente alla segreteria al momento dell’iscrizione. Il corso è un requisito previo ma non abilita per sé all’esercizio del ministero; quest’ultimo potrà essere esercitato solo dopo il Rito d’Istituzione, celebrato dal Parroco su mandato scritto dell’Ordinario. Per tale ragione, all’inizio del corso, i candidati riceveranno uno specimen da consegnare ai loro Parroci perché questi, avendolo compilato, richiedano all’Ordinario la facoltà per celebrare il Rito di Istituzione che sarà recapitata al Parroco stesso. Questo modulo funge quindi anche da garanzia d’idoneità.
Ogni ministro neo-istituito sarà tenuto a possedere, per l’esercizio del ministero, il volume – completo di documenti e di testi liturgici – previsto dalla Diocesi per i Ministri straordinari della Comunione: UFFICIO PER LA LITURGIA DELLA DIOCESI DI PADOVA (a cura), Il ministero straordinario della Comunione. Documenti e testi liturgici, EMP, Padova 2009, (reperibile presso la Segreteria del corso).
SABATO 11 GENNAIO 2025 (ORE 15:00 – 17:00) – I MINISTERI NELLA CHIESA
SABATO 18 GENNAIO 2025 (ORE 15:00 – 17:00) – IL MISTERO DELL’EUCARISTIA
SABATO 25 GENNAIO 2025 (ORE 15:00 – 17:00) – LA CURA PASTORALE DEGLI INFERMI
SABATO 1 FEBBRAIO 2025 (ORE 15:00 – 18:00) – I RITI PROPRI DEL MINISTRO STRAORDINARIO DELLA COMUNIONE
Gli incontri saranno presso L’OPERA DELLA PROVVIDENZA SANT’ANTONIO, Via Della Provvidenza, 68 – 35030 Sarmeola di Rubano (Padova).
Info: Rev. Maria Ferro 340 1658898 (ore pomeridiane) — Ufficio Liturgia: 049 8226108
Rev. Gianandrea Di Donna
Responsabile
Corso per i Nuovi Ministri 2025
Prosdocimo era un uomo della Chiesa più arcaica. Il grande affetto per lui fa sì che si attribuisca allo stesso Pietro il merito di averlo unto di Spirito Santo e inviato ad annunciare Cristo nell’Italia ancora non sfiorata in pienezza dalla grazia. Rieti lo vuole come primo evangelizzatore, poi fu in Veneto, e a Padova trovò la gente pronta ad ascoltarlo. Il paganesimo, che ancora tentava di aggrapparsi ai propri complessi culti, fu sovrastato dall’annuncio della salvezza e Prosdocimo divenne il primo vescovo della città. Pieno di ardore apostolico, si racconta di come abbia conquistato all’amore del “più bello dei figli dell’uomo” la nobile vergine Giustina, che per confessare la fede nel Signore affrontò il martirio con una tenacia eroica. Prosdocimo invece non versò il sangue, ma per tutta la sua lunga vita fu instancabile nel donare la salvezza pasquale attraverso il Battesimo.
L’antica orazione colletta del Proprio diocesano per la solennità del 7 novembre gli riconosce questo merito – e fa splendere l’ambivalenza per cui il Battesimo è sia “immersione” nella morte e risurrezione del Signore che “illuminazione” – cantando:
Fons vitae Deus,
qui per dilectionem Spiritus veritatis populum nostrum,
beati Prosdocimi episcopi apostolico ministerio,
ad evangelii lumen ex tenebris duxisti,
eius intercessione concede
ut magis in dies nomen tuum agnoscamus
et laudibus efferamus.
Per Dominum.
O Dio, fonte della vita,
che nell’amoroso disegno dello Spirito di verità
hai guidato il nostro popolo dalle tenebre alla luce del Vangelo
con il ministero apostolico di san Prosdocimo, vescovo,
fa’ che per sua intercessione
cresciamo di giorno in giorno nella conoscenza del tuo nome
e lo magnifichiamo con le nostre lodi.
Per il nostro Signore.
Rivolto al Padre celeste, un passaggio del prefazio allude ancora alla “luce vera” che è il Verbo di Dio e al suo farsi carne per strappare noi uomini dalle tenebre:
Tu gregem tuum numquam deseris,
sed per saecula lumen evangelii accendis,
quod in terra nostra per apostolicum sancti Prosdocimi praeconium radiavit.
Tu non abbandoni il tuo gregge,
ma attraverso i secoli fai brillare la luce del Vangelo
che fu irradiata nella nostra terra
dall’annuncio apostolico di san Prosdocimo.
È nell’orazione sulle offerte che viene detto, pregando il Padre che voglia concedercelo, quello che ci si aspetta da noi:
sit tibi, quaesumus,
haec oblatio grata
nosque cotidie in tuo ministerio redde ferventes.
possa tu gradire questa nostra offerta
e renderci ogni giorno ferventi nel tuo servizio.
Ritroviamo nel testo latino un termine che ci è particolarmente caro: “ministerium”, “ministero”. Ed è qui che Prosdocimo è nostro contemporaneo, per guidarci nei passi che la Chiesa di Padova sta facendo dopo il suo Sinodo.
È visibile a tutti il cambiamento nel celebrare e vivere il Matrimonio, come pure sono note alcune criticità. Sembra spesso protrarsi un’adolescenza affettiva che ostacola la coppia nell’intendere l’amore come dono gratuito all’altro con una fedeltà durevole nel tempo. Vi è una fragilità di fede che si palesa nella debole adesione al Signore e nella fatica ad aprirsi alla sua volontà senza disgiungerla dalla sapienza della Chiesa. Vi è poi una fragilità ecclesiale, un affievolito senso di Chiesa, tanto che la celebrazione del sacramento del Matrimonio, come pure altri passaggi successivi, non si innestano nella comunità cristiana di origine o di appartenenza.
Eppure vi sono anche esperienze che manifestano una speranza genuina, un impegno generoso e convinto, nelle quali delusioni e limiti sono accolti come chiamata: un’opportunità per una comunione più profonda con il Signore. Sono matrimoni e vite familiari caratterizzati da relazioni motivate dall’amore e dal dono di sé e permeate da dialogo, ascolto, paziente attesa, disponibilità, tenerezza, umiltà. In essi la “vita di coppia è una partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito” (Francesco, Amoris laetitia 21). Questi matrimoni sono una profezia per la Chiesa e per la società: annunciano che è possibile “il coraggio di far parte del sogno di Dio, il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo” (ibidem).
Come sottolinea papa Francesco in Amoris laetitia, oggi è richiesto “un impegno maggiore di tutta la comunità cristiana per la preparazione dei nubendi al matrimonio” (cf. n. 206), una sorta di “iniziazione al sacramento del Matrimonio” (cf. n. 207). Allo stesso tempo, come indicato nella presentazione (cf. n.9) della nuova edizione del Rito del Matrimonio in Italia, l’“accompagnamento mistagogico” risulta necessario per aiutare le coppie a vivere il proprio ministero “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, tutti i giorni della loro vita”.
Don Silvano Trincanato,
responsabile dell’Ufficio diocesano di pastorale della famiglia
All’interno di Gennaio alla Liturgia 2025, è previsto un ciclo di serate online – mercoledì 15, 22, 29 gennaio e 5 febbraio, alle ore 21 – dedicato alla formazione, in particolare pensando ai ministeri istituiti. Loro compito sarà cogliere la logica di ciò che si vuole realizzare quando si celebrano l’Eucaristia o un Vespro, un Matrimonio o le Esequie, oppure si porta la Comunione ai malati o si prepara la chiesa. Se immaginiamo il lettore come chi può occuparsi della Liturgia delle Ore, ma anche fare il catechista dei catecumeni, animare momenti di preghiera, proporre una lectio divina, sarebbe bene non gli mancassero nozioni di teologia della rivelazione, cristologia (con un’insistenza su Cristo Risorto esegeta delle Scritture), patristica, liturgia (recuperando la dimensione simbolica dell’ambone), ed è necessario che conosca i libri liturgici, dal lezionario alla Liturgia delle Ore.
L’accolito ha come compito il servizio all’altare, ma può diventare un riferimento per il culto eucaristico o i ministri straordinari della Comunione. Se il lettore si concentrerà sull’Antico Testamento, l’accolito trarrà ispirazione dalle lettere del Nuovo, dai testi dei Padri, dalla teologia dei sacramenti e del rito cristiano, e dovrà avere familiarità con il Messale e i rituali. Sarebbe bello che fosse in grado di fare da ponte tra la Messa celebrata nel “polo eucaristico” e le chiese parrocchiali che mancano di un presbitero, portando loro il “fermentum”, il pane appena consacrato, come si faceva nell’antichità. Così una celebrazione del giorno del Signore presieduta, magari, dal catechista istituito avrà il sapore di una profonda comunione ecclesiale.
Il corso è gratuito. Basta inviare una mail a iscrizioniliturgia@diocesipadova.it per ricevere il link.
Ai ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista sarà dedicato un ciclo di conferenze nell’ambito della rassegna Gennaio alla Liturgia 2025. L’intento non è solo che le si possa comprendere teologicamente, ma che si cominci a intravvedere il modo per situarle nella vita concreta della nostra diocesi.
Queste nuove e “antiche” forme di servizio non appartengono alla categoria dei ministeri ordinati – vescovo, presbitero, diacono – e non sono sovrapponibili ai ministeri battesimali. Dopo un adeguato itinerario di formazione, il lettore, l’accolito e il catechista vengono istituiti dal vescovo, che conferisce loro il mandato. Riconosciutone il carisma, l’idoneità e la preparazione, la Chiesa benedice i suoi figli, celebrando un rito per mezzo del quale essi ricevono un dono di grazia che li renda capaci di svolgere il proprio ‘ufficio’. E qui si aprono molte possibilità di servizio, tra le quali spicca l’aiuto che sapranno dare per la promozione e la cura dei ministeri battesimali.
Lettore e accolito operano nell’ambito del celebrare, ma nemmeno il catechista gli è estraneo. È a lui che si potrebbe domandare di guidare le celebrazioni domenicali nelle comunità che mancano di un presbitero. E tutti e tre non sono che espressioni diverse della diaconia sublime della carità.
È stato papa Paolo VI, con il Motu Proprio “Ministeria quaedam” del 1972, a estendere lettorato e accolitato ai laici e non più solo ai candidati al sacramento dell’Ordine. E così, già negli anni Settanta e Ottanta, nel Triveneto, il vescovo di Udine Battisti e il patriarca di Venezia Cé avevano i loro ministri istituiti. Poi i desideri del Vaticano II sono andati smarriti ed è ora papa Francesco a volerli recuperare, aprendo la possibilità dell’istituzione anche alle donne e aggiungendovi la figura del catechista. Nel 2022, la CEI ha diffuso una “Nota” con cui invitava la Chiesa italiana a innestare la questione all’interno dell’itinerario sinodale. I vescovi vedono nel clima di confronto e apertura che si è creato la condizione più favorevole per riscoprire questo importante modo di valorizzare i carismi del popolo di Dio. Ed effettivamente in Italia c’è fermento. A Milano sta partendo un cammino biennale per i ministeri istituiti, tra lezioni online, incontri ed esperienze pratiche. A Torino è stato predisposto un itinerario curato dall’Istituto interdiocesano di formazione “Percorsi”, concentrato in tre weekend intensivi nel corso dell’anno. Ogni diocesi ha la facoltà di delineare un proprio specifico progetto.
Sarebbe un errore intendere i ministeri istituiti come un’oligarchia di potere, quasi si trattasse del lettore, del catechista e del chierichetto ‘di lusso’. Reintegrarli nella vita della Chiesa è un po’ riportarla al clima fervido dell’era subapostolica, quando la guida dello Spirito Santo ha chiamato al servizio del divino Maestro nobili e gente semplice, analfabeti e filosofi, uomini e donne di ogni popolo, lingua e nazione.
Lettori e accoliti istituiti daranno un contributo prezioso perché le celebrazioni tornino a essere un impegno entusiasmante, la loro bellezza un obiettivo da porsi ogni settimana; perché si pensi all’Eucaristia domenicale con il desiderio di farne, per quanto possibile, un capolavoro, una sinfonia di segni che dicano amore a Dio e ai fratelli, luce, saldezza, adorazione, verità. Non sempre i mezzi sono tanti, ma l’amore supera i limiti, inventa volentieri risorse dove ci sarebbe solo disincanto.
Persone che valgano da riferimento per le loro competenze e la grande disponibilità dovranno ricercare la collaborazione delle più varie figure a servizio del rito, dal sacrestano ai cantori, agli addetti alla cura delle vesti liturgiche. Anche l’accoglienza alla porta dei fedeli o l’uso dello spazio sacro è teologia, e se è teologia è sana azione pastorale, e se è sana azione pastorale promuove la partecipazione attiva dei fedeli, alimenta la fede, conduce alla carità.
Anna Valerio
È innegabile che stiamo assistendo ad una crisi del sacramento del Matrimonio, dovuta alla debolezza della fede, alla paura di impegnarsi, alla promiscuità della vita. In un mondo che propone la convivenza come stile di vita, i fidanzati cristiani devono essere aiutati a scoprire la vocazione a quel sacramento che li rende simbolo dell’unione di Cristo con la Chiesa, testimoni di un oltre che li supera. Attraverso la nuova edizione del Rito del Matrimonio, si può sviluppare una catechesi che favorisca la comprensione della propria identità cristiana e aiuti a celebrare le nozze con consapevolezza, svincolandole dalle banalità che le impoveriscono.
Per questo, nell’ambito delle varie proposte di “Gennaio alla Liturgia” del 2025, si darà inizio ad un breve corso dal titolo “Servire la Liturgia: come la parrocchia celebra il Matrimonio. A vent’anni dal Rito del Matrimonio”, con il quale si vogliono aiutare presbiteri, diaconi, laici, lettori, maestri di coro, fioristi, sacristi a pensare la celebrazione del Matrimonio cristiano attraverso la conoscenza del Rito. Questo aiuterà a sviluppare esemplificazioni pratiche per scegliere le parti adatte alla celebrazione, a seconda delle situazioni: la Liturgia della Parola e i suoi lettori; il canto appropriato e l’alternanza coro e assemblea; l’arredo e la nobile semplicità. Il corso è proposto, con un primo incontro introduttivo, nelle chiese delle seguenti parrocchie: Solesino, giovedì 9 gennaio; Stra, giovedì 16 gennaio; Quero, giovedì 23 gennaio; Asiago giovedì 30 gennaio; Sacro Cuore in Padova, giovedì 6 febbraio 2025. Gli altri due incontri si terranno, nelle stesse sedi, ad aprile 2025.
Elide Siviero