È il luogo segreto della sapienza

Al numero 103 dell’enciclica Dilexit nos, Papa Francesco fa un omaggio alla figura più radiosa di credente: “Agostino scrive che Giovanni, l’amato, quando nell’ultima Cena chinò il capo sul petto di Gesù, si accostò al luogo segreto della sapienza. Non siamo di fronte a una semplice contemplazione intellettuale di una verità teologica. San Girolamo spiegava che una persona capace di contemplazione «non gode della bellezza del ruscello d’acqua, ma beve l’acqua viva del costato del Signore».” Il fanciullo Giovanni non sta parlando con Gesù come il giovane ricco, fermo davanti a lui nella presunzione di un confronto dialettico paritario. L’amore lo costringe a cercare un misterioso contatto, una calda confidenza, pura come il rannicchiarsi di un bimbo sul petto della madre.   

Nel paragrafo immediatamente precedente, Papa Francesco aveva richiamato l’interpretazione patristica della ferita nel fianco di Gesù come sorgente dei sacramenti: “I Padri della Chiesa, soprattutto dell’Asia Minore, hanno menzionato la ferita nel costato di Gesù come origine dell’acqua dello Spirito: della Parola, della sua grazia e dei sacramenti che la comunicano”. I Santi Segni della Chiesa non sono un’escogitazione pedagogica ma pulsazioni del Cuore stesso del Signore. La sua trafittura li ha riversati sull’umanità, e per mezzo di essi assaporiamo la comunione con Cristo quasi percependo – con l’udito, con la vista, con il tatto, con il gusto, con l’odorato – il delicato palpitare del suo petto.

Soprattutto nell’adorazione eucaristica (cui il Santo Padre fa riferimento al paragrafo 85), quando la fede e l’amore ci conquistano, non udiamo forse quella pulsazione, non vediamo il ritmico alzarsi e abbassarsi del suo costato, non percepiamo la verità di quel calore, non riusciamo perfino a gustarlo, non ne sentiamo il profumo?

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